34.

La sorpresa è il fattore chiave per la riuscita di un'operazione segreta. E la sorpresa, nel caso del Lady Flamborough, fu totale. Eccettuato il comandante Collins, il primo ufficiale Finney e lo sbalordito commissario di bordo, che erano legati, imbavagliati e tenuti sotto sorveglianza nella cabina di Finney, nessuno degli altri ufficiali o dei membri dell'equipaggio sospettava che la nave fosse stata sequestrata.

Animar aveva dimostrato un ottimo tempismo. I veri ispettori doganali uruguaiani arrivarono dopo dodici minuti. Li accolse come vecchie conoscenze, nel suo travestimento quasi perfetto. Gli uomini che aveva scelto personalmente per impersonare Finney e il commissario di bordo si tenevano all'ombra. Erano entrambi ufficiali di Marina esperti e somigliavano in modo notevole alle controparti. Pochi membri dell'equipaggio avrebbero notato le differenze nei volti a più di tre metri di distanza.

Gli ispettori uruguaiani lasciarono la nave e si allontanarono. Ammar chiamò il secondo e il terzo ufficiale di Collins nella cabina del comandante. Doveva essere la prima prova decisiva. Se l'avesse superata senza destare sospetti, sarebbero diventati preziosi per lui come complici ignari nella realizzazione del complicato complotto per le successive ventiquattro ore.

Non era stato difficile assumere le sembianze di Dale Lemke, il pilota del volo Nebula 106. Ammar aveva fatto un calco in gesso della faccia del pilota dopo averlo assassinato. Ma era diverso passare per il comandante del Lady Flamborough. Era stato costretto a lavorare in base a otto fotografie di Collins, fornite quasi all'ultimo momento da uno dei suoi agenti in Gran Bretagna. Inoltre aveva dovuto iniettarsi una sostanza che aveva alzato la sua voce allo stesso livello delle registrazioni della voce di Collins.

Si era rivolto a un artista perché scolpisse il volto di Collins in base alle foto; dal modello erano stati ricavati due stampi, positivo e negativo. Poi un lattice naturale, dello stesso colore della pelle di Collins, era stato pressato fra gli stampi fino a quando si era solidificato; quindi era stato cotto. Ammar aveva rifinito e adattato la maschera, usando un miscuglio di resina e di cera per nascondere le leggere diversità della struttura facciale.

Infine si era applicato protesi di gommapiuma alle orecchie e al naso e aveva aggiunto il trucco. Aveva messo una parrucca del colore esatto, lenti a contatto della stessa tinta degli occhi di Collins, le capsule sui denti, ed era diventato l'immagine vivente del comandante della nave da crociera.

Ammar non aveva avuto il tempo di studiare in modo approfondito la personalità di Oliver Collins o il suo comportamento. S'era limitato a un corso accelerato sulle sue mansioni e aveva imparato a memoria i nomi e le facce degli ufficiali. Non poteva far altro che tentare un bluff, puntando sul fatto che l'equipaggio non aveva alcun motivo di dubitare. Appena i due ufficiali entrarono nella cabina, Ammar provvide immediatamente a truccare i dadi in proprio favore.

«Scusatemi, signori, se ho la voce e l'aria un po' strane, ma ho preso l'influenza.»

«Devo chiamare il medico di bordo?» chiese il secondo ufficiale Herbert Parker, che era abbronzato, in ottima forma e aveva una faccia liscia da ragazzo che vedeva il rasoio soltanto il sabato sera.

Era stato quasi un errore, pensò Ammar. Un medico che conosceva Collins lo avrebbe smascherato in un attimo.

«Mi ha già dato tante pillole da soffocare un elefante. Mi sento in grado di cavarmela.»

Il terzo ufficiale, uno scozzese che portava un nome inverosimile, Isaac Jones, si scostò dalla fronte un ciuffo di capelli rossi. «Possiamo fare qualcosa, signore?»

«Sì, signor Jones», rispose Ammar. «Domani arriveranno i nostri passeggeri VIP. Lei si occuperà delle accoglienze. Non abbiamo spesso l'onore di ospitare due presidenti, e credo che la compagnia si aspetti da noi una cerimonia di prim'ordine.»

«Sì, signore», rispose Jones. «Ci può contare.»

«Signor Parker...»

«Comandante?»

«Fra un'ora arriverà un pontone per trasferire un carico per conto della compagnia. Lei si occuperà dell'operazione. Questa sera salirà a bordo anche un gruppo di addetti alla sicurezza. Provveda ad alloggiarli.»

«Non ci hanno dato un grande preavviso per il carico, no, signore? E credevo che gli agenti della sicurezza egiziani e messicani non arrivassero prima di domattina.»

«I dirigenti della nostra compagnia agiscono in modi misteriosi», disse Ammar con aria filosofica. «In quanto ai nostri ospiti armati, anche questo è un ordine superiore. Vogliono che il personale del servizio di sicurezza sia a bordo, nell'eventualità che insorgano guai.»

«Una squadra del servizio di sicurezza che sovrintende l'altra?»

«Qualcosa del genere. Credo che i Lloyds abbiano preteso ulteriori precauzioni o abbiano minacciato di innalzare a livelli astronomici i nostri premi assicurativi.»

«Capisco.»

«Qualche domanda, signori?»

I due ufficiali non avevano nulla da chiedere. Si voltarono per andarsene.

«Herbert, c'è un'altra cosa», disse Hammar. «Faccia sistemare a bordo il carico al più presto possibile e con la massima discrezione.»

«Sì, signore.»

Quando si furono allontanati dalla cabina di comando, Parker si rivolse a Jones: «L'hai sentito? Mi ha chiamato per nome. Non ti sembra molto strano?»

Jones alzò le spalle, noncurante. «Deve stare peggio di quanto credevamo.»

Il pontone si affiancò alla nave, ed entrò in funzione una piccola gru.

L'operazione si svolse senza inconvenienti. Gli altri uomini di Ammar, in abiti da passeggio, salirono a bordo poco dopo e furono sistemati in quattro suite libere.

Verso mezzanotte il pontone si allontanò nell'oscurità. La gru del Lady Flamborough rientrò nella stiva e i grandi portelloni si richiusero.

Ammar bussò cinque volte alla porta della cabina di Finney e attese. La porta si socchiuse e la guardia si scostò. Ammar diede un'occhiata al corridoio ed entrò.

Fece un cenno con la testa per indicare il comandante. La guardia tolse il cerotto dalla bocca di Collins. «Mi dispiace causare tanto disturbo, comandante. Ma immagino sarebbe fiato sprecato chiederle di darmi la sua parola che non tenterà di fuggire e di avvertire l'equipaggio.»

Collins stava seduto rigido, con le braccia e le gambe incatenate, e fissava Ammar con occhi pieni d'odio. «Sordido rifiuto da fogna.»

«Voi britannici avete un garbo letterario nell'insulto che è molto divertente. Un americano avrebbe usato semplicemente una parola sola e dallo stesso significato.»

«Non avrà la mia collaborazione né quella dei miei ufficiali.»

«Neppure se ordinassi ai miei uomini di tagliare la gola alle donne dell'equipaggio e di gettarle agli squali una ad una?»

Finney cercò di scattare, ma la guardia gli affondò nell'inguine il calcio del fucile automatico. Finney ricadde sulla sedia con un gemito soffocato e gli occhi resi vitrei dalla sofferenza.

Collins non aveva staccato gli occhi da Ammar. «Non c'è da aspettarsi altro da una banda di terroristi subumani.»

«Non siamo ragazzotti ignoranti intenzionati a massacrare gli infedeli», spiegò Ammar in tono paziente. «Siamo professionisti di prim'ordine. Non si ripeterà lo sfortunato episodio dell'Achille Lauro di qualche anno fa. Non abbiamo intenzione di assassinare nessuno. Il nostro scopo è semplicemente chiedere un riscatto per i presidenti Hasan e De Lorenzo e i loro collaboratori. Se non vi metterete in mezzo, ci accorderemo con i rispettivi governi e ce ne andremo per i fatti nostri.»

Collins studiò la faccia di Ammar, cercando le tracce della menzogna, ma gli occhi dell'arabo rispecchiavano la più assoluta sincerità. Non poteva sapere che Ammar era un maestro dell'inganno.

«Ma non esiterebbe a massacrare il mio equipaggio.»

«E anche lei, naturalmente.»

«Che cosa vuole da me?»

«Da lei, niente. Il signor Parker e il signor Jones mi hanno accettato come Oliver Collins. Ho bisogno dei servigi del primo ufficiale Finney. Lei gli ordinerà di obbedirmi.»

«Perché ha bisogno di Finney?»

«Ho aperto lo schedario nella sua cabina e ho letto i dossier personali degli ufficiali. Finney conosce queste acque.»

«Non capisco dove voglia arrivare.»

«Non possiamo correre il rischio di chiedere un pilota», spiegò Ammar.

«Domani, quando sarà buio, Finney si metterà al timone e guiderà la nave attraverso il canale fino al mare aperto.»

Collins rifletté. Poi scosse la testa. «Appena le autorità portuali se ne accorgeranno, bloccheranno l'entrata del porto, anche se lei minaccerà di sterminare tutti coloro che sono a bordo.»

«Una nave a luci spente può uscire inosservata in una notte buia», gli assicurò Ammar.

«E fin dove pensa di arrivare? Tutte le motovedette nel raggio di centocinquanta chilometri avranno circondato la nave prima che faccia giorno.»

«Non ci troveranno.»

Collins lo fissò, sbalordito. «È pazzesco. Non si può nascondere una nave come il Lady Flamborough.»

«È vero», concordò Ammar con un freddo sorriso. «Ma io posso renderla invisibile.»

Jones era chino sulla scrivania nella sua cabina e prendeva appunti per le cerimonie di benvenuto dell'indomani mattina quando Parker bussò alla porta ed entrò. Aveva l'aria stanca e l'uniforme macchiata di sudore.

Jones si voltò. «Sono finite le operazioni di carico?»

«Sì, grazie a Dio.»

«Ti andrebbe un bicchierino?»

«Il tuo ottimo whisky di malto scozzese?»

Jones si alzò e prese una bottiglia da un cassetto. Riempì due bicchieri e ne porse uno a Parker.

«Cerca di vederla così», disse. «Domattina non dovrei entrare in servizio presto.»

«L'avrei preferito», disse Parker con voce stanca. «E tu?»

«Sono appena smontato.»

«Non ti avrei disturbato se non avessi visto la luce accesa.»

«Sto sgobbando fino a notte alta per assicurarmi che domani tutto vada liscio.»

«Finney non è in giro, e avevo voglia di parlare con qualcuno.»

Per la prima volta, Jones notò l'espressione confusa degli occhi di Parker. «C'è qualcosa che ti preoccupa?»

Parker bevve lo scotch e fissò il bicchiere vuoto.

«Ho appena preso a bordo il carico più strano che abbia mai visto per una nave da crociera.»

«E che cos'hai caricato?» chiese Jones, assalito dalla curiosità.

Parker rimase in silenzio per qualche istante e scosse la testa. «Materiale per dipingere. Pistole a spruzzo, pennelli, rulli, e cinquanta bidoni che immagino siano di vernice.»

«Di che colore?» chiese Jones.

Parker scosse di nuovo la testa. «Non saprei. Le scritte sui bidoni sono in spagnolo.»

«Non c'è niente di strano. La compagnia vorrà averli sottomano quando il Lady Flamborough andrà in cantiere per la manutenzione.»

«Ma non è tutto. Abbiamo caricato anche rotoli enormi di plastica.»

«Plastica?»

«E grandi fogli di fibra», continuò Parker. «Dobbiamo aver caricato chilometri e chilometri di roba. Anzi, abbiamo stentato a farla passare attraverso i portelloni. Abbiamo sgobbato tre ore buone per sistemare tutto.»

Jones fissò il bicchiere a occhi socchiusi. «Che cosa credi che voglia farsene la compagnia?»

Parker alzò la testa con aria perplessa. «Non ne ho la più pallida idea.»

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